Di Giada S.
Nota anche come “grande chiazza di immondizia del Pacifico”, l’isola di plastica è un enorme accumulo di spazzatura e plastica galleggiante nel bel mezzo del Pacifico.
Si estende dai 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km². Grande quanto circa l’Australia!
L’accumulo iniziò a formarsi negli anni ’80, a causa dell’uomo che buttava plastica nel mare, come bottigliette, sacchetti ecc.… I venti, che giravano in senso orario formando una specie di vortice, fecero arrivare la plastica al centro dell’oceano, formando così un enorme estensione di plastica, che si accumulò e prese il nome di “Isola di plastica”.
Purtroppo i pesci ingoiano tutte le schifezze che buttiamo nell’acqua, e anche noi quindi, quando mangiamo il pesce, ingoiamo la plastica: ma non un intera bottiglia o un intero sacchetto solido, ma dei microscopici filamenti che compongono la plastica: questi microscopici filamenti si chiamano “microplastiche”.
Chi scoprì per primo l’isola di plastica? Fu Charles Moore il primo a dare l’allarme. Era capitano di una barca e oceanografo americano, e rimase sorpreso quando da ritorno da una regata nel 1997 incontrò quest’insolita isola di plastica. Gli ci vollero così ben 7 giorni per attraversarla!
Per fortuna esiste anche la bioplastica: quando quest’ultima viene immersa nell’acqua le ci vuole solamente qualche giorno per biodegradarsi. All’inizio prenderà l’aspetto di una gelatina, poi si scioglierà nell’acqua. La plastica normale invece si decompone in 400-600 anni! Insomma, qualche secolo!
Quando la plastica si frantuma, una parte affonda nel mare, dove può soffocare le creature acquatiche. Inoltre, date le basse temperature dell’oceano, la plastica frantumata rilascia sostanze chimiche che non si trovano in natura.
Si stima che centinaia di tartarughe liuto (le più grandi al mondo) muoiano perché ingoiano vari pezzi di plastica, destino comune per oltre 100.000 mammiferi marini, ogni anno.
L’isola di plastica è veramente una gran schifezza, che ha creato l’uomo. Per evitare ciò dovremmo “impegnarci” a non buttare la plastica nel mare. (Che poi non è una gran fatica eh!)